21 novembre 2006

21/11 2.a giornata

Buongiorno a tutti!

Questa è la sintesi della seconda giornata di lezione (martedì 21 novembre 2006, ore 14.00-18.00) o almeno si sforza di esserlo; il relatore sono io, Alessandro.

La docente di oggi è Silvia Libergolizia e la materia è “Cooperative Learning”, una metodologia didattica di cui vedremo potenzialità, risorse e applicabilità nella FAD.

Si tratta di una metodologia di origine americana, che in italiano è possibile tradurre con la dicitura “Apprendimento cooperativo”; l’importatore del metodo in Italia è il Professor Comoglio, che ha anche il merito di averla adattata alla realtà formativa del nostro paese che, essendo decisamente più rigida e ingessata di quella americana, imponeva una trasformazione.

Il Cooperative learning nasce negli anni 60’ avendo come obiettivo la scuola, ma dopo qualche tempo comincia a rivolgersi anche al mondo del lavoro e alle aziende.

Negli Stati uniti esistono licei cooperativi e università cooperative, in Italia la metodologia è comparsa per la prima volta negli anni 80’ e i migliori esperimenti in questo senso sono da ricercare in Emilia Romagna.

Un aspetto centrale nel Cooperative sta nel fatto che “la leadership è sempre distribuita”.

Conclusa questa parte teorico-introduttiva Silvia ci ha proposto un’attività chiamata “Caccia al tesoro umano”, che consisteva nel compilare un modulo di domande sulla nostra personalità e sui nostri gusti per poi confrontare le risposte date con quelle dei compagni individuando affinità e somiglianze; sulla base delle indicazioni fornite da questa attività sono stati formati dei gruppi.

Silvia ci ha introdotto anche ad alcuni teorici del Cooperative Learning e alle loro tecniche.

Il primo di cui si è parlato è Slavin, autore di una metodologia chiamata “Student Team Learning” caratterizzata dalla presenza di premi e riconoscimenti.

E’ stata quindi proposta un’altra attività, chiamata jigsaw o costruzione ad incastro.

L’esercitazione richiedeva la divisione in gruppi (precedentemente formatisi in base alle affinità), detti “gruppi casa”, all’interno dei quali ogni membro riceveva un compito diverso dagli altri.

Si formavano quindi i “gruppi esperti”, che riunivano membri di gruppi diversi che avevano in comune il medesimo compito e che collaboravano alla realizzazione del compito.

In questo caso la consegna era di analizzare un testo, assicurarsi di averlo capito e prepararne una sintesi.

Una volta terminato, si ritornava nei “gruppi casa” per una esposizione del lavoro svolto; venivano individuati dei ruoli (relatore, segretario/logistico, cronometrista, chiarificatore) e dei compiti per ciascun ruolo; a turno quindi si rivestiva ogni incarico.

Un aspetto prioritario subito emerso è stata l’importanza del rispetto dei limiti del proprio ruolo; quando questo non avveniva il lavoro si ingarbugliava e portava alla dispersione.

Questa esercitazione per motivi di tempo è stata solo iniziata e continuerà il prossimo martedì. Il pacchetto riservato al “Cooperative Learning” comprende infatti 16 ore e molte delle esercitazioni viste si svilupperanno anche nelle prossime giornate.

Ci si è infine salutati attraverso una tecnica chiamata “Mix freeze pair”, il cui autore è Kagan Spencer(http://www.spencerkagan.com/): ognuno di noi si muoveva all’interno della classe fermandosi ad un segnale stabilito e salutando quindi il compagno più vicino.

Metto in conto di avere dimenticato o storpiato qualcosa, ma spero che quanto raccontato possa essere utile almeno in parte. Ciao a tutti. Ale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ringrazio Alessandro per il verbale del 21 novembre. Mi sembra che abbia colto perfettamente tutti gli aspetti essenziali della metodologia. Quindi a martedì prossimo e...siate cooperativi!!!
Silvia

Anonimo ha detto...

Vorrei ringraziare Alessandro per l'ottimo lavoro svolto. Non è mai semplice essere il primo a dover affrontare una nuova situazione e sono felice di vedere che se l'è cavata egregiamente.
Grazie e complimenti...
Silvio