30 gennaio 2007

30/01 24a giornata

La lezione odierna, tenuta dal nostro tutor silvio grosso,suddivisa come sempre in due parti, ha riguardato la creazione di un account come gestore-tutor sulla piattaforma maestra e l’istallazione ed il successivo utilizzo di del software Captivate.
Prima di tutto però abbiamo visitato il sito http://cl1p.net, condivisibile all’url http://cl1p.net/amdel, utile per creare uno spazio personale, una sorta di lavagnetta, dove poter condividere appunti e scambiarsi indirizzi consigliati dagli utenti stessi.
Diventare manager in piattaforma è il primo argomento trattato da Silvio grosso. Dopo mesi trascorsi in piattaforma Maestra in qualità di discenti, oggi creiamo un nuovo corso denominato AMDEL2, attraverso il quale potremo acquisire nuovi strumenti formativi, creare un nuovo corso on-line e modificare personalmente i contenuti delle lezioni. Per queste operazioni non è necessario essere un tecnico o un esperto del settore, ma bisogna conoscere gli argomenti, saperli strutturare e gestirli al meglio. Per poter sperimentare le nostre capacità usufruiremo di uno spazio specifico detto Sand Box, uno spazio dove poter provare gli strumenti e cercare di comprenderne l’utilizzo.
Entriamo in Maestra, in crea corso, compiliamo la tabella di riferimento con nome, descrizione, obiettivi, metodologia,valutazione,sede, durata, periodo, ente, aspetto, etc. Abbiamo creato Amdel 2, passiamo ad inserire gli allievi, importandoli con un file CSV (file di testo che separa con le virgole e che contiene un’insieme di elementi suddivisi con una tabella excel); entriamo nella sezione gestione utenti e ci iscriviamo come tutor.
Ora che il corso è nato passiamo ad individuare le principali differenze che intercorrono tra un utilizzo in qualità di utente ed uno in qualità di gestore della piattaforma.
Nello spazio comunicazione-forum possiamo creare un nuovo forum, la posta invece non presenta sostanziali differenze. In strumenti scopriamo che possiamo inserire una news e in registro abbiamo la possibilità di creare personalmente dei gruppi utenti. La sezione didattica-lezioni ci permette di immettere le lezioni che intendiamo proporre, andando in amministrazione-gestione lezioni inseriamo ed attiviamo una nuova lezione, torniamo in didattica, apriamo lezioni e troviamo i nostri nuovi contenuti. Sempre in didattica, ma nell’area riservata alla valutazione constatiamo che possiamo creare anche dei nuovi test attitudinali e di verifica. Il viaggio nella piattaforma continua con l’esplorazione del settore documentazione, entriamo nello zaino e ci accorgiamo che possiamo controllare cosa c’è negli zaini di tutti gli studenti. In ultimo diamo un’occhiata a strumenti-monitor attività che ci permette di verificare e valutare gli effettivi accessi degli utenti in piattaforma, la posta inviata e quella letta.
L’esercitazione ha avuto uno scopo introduttivo per quelle che dovranno essere le nostre future competenze come amministratori in e-learning e, in un certo senso, è stata anche una sorta di verifica pratica di quelle che sono state le nostre attività e in qualità di utenti.

Dopo una dovuta pausa di circa sei minuti e ventitré secondi… Silvio ci ha presentato un interessante programma, molto utile per la creazione di materiali didattici: Captivate.
Questo software svolge principalmente quattro funzioni specifiche: cattura dei video, creazione di materiale originale, creazione di test/quiz e slide show in flash(filmati, didascalie e fotografie).
Abbiamo installato e aperto macromedia captivate, siamo entrati nella finestra applicazione e abbiamo creato un breve e semplice filmato sull’utilizzo della didascalia formato di Microsoft Word. Dopo la registrazione abbiamo visionato il nostro formato in preview e attraverso la sezione insert ne abbiamo modificato alcuni aspetti come: la timeline delle slide, l’impaginazione, l’aspetto i caratteri e le eventuali animazioni. Dopo aver creato e modificato il nostro filmato lo abbiamo pubblicato e salvato in Amdel. Come ultima operazione ci siamo dedicati all’ import movie di Captivate, bisogna semplicemente sapere da dove estrarre i filmati e di conseguenza importarli.
Mi rendo conto che scrivere e descrivere l’utilizzo di strumenti on-line senza supporti grafici e senza poterli avere “sotto mano” possa portare alla realizzazione di una sintesi non sempre chiara ed esaustiva. Voglio però confermare, da parte mia e credo di tutta la classe, quanto la lezione odierna sia stata interessante e utile sotto tutti i punti di vista.

27 gennaio 2007

26/01 22a giornata

Durante la lezione di Alessandro Perissinotto abbiamo visto varie tipologie di quiz e di prove strutturate e abbiamo imparato ad usare il programma HOT POTATOES, uno strumento per formare i test.
Abbiamo conosciuto varie tipologie di quiz con le:
DOMANDE AD ORDINAMENTO: servono soprattutto per la verifica delle capacità di ricostruire sequenze temporali o causali.
DOMANDE AD ABBINAMENTO: si utilizzano per verificare la capacità di ragionamento e di apprendimento e si basano sulla possibilità di abbinare un termine ad un altro.
DOMANDE A RIEMPIMENTO: possono essere utilizzate per ogni tipo di verifica, si usano nel caso in cui la risposta attesa deve essere conosciuta a priori dallo studente e non riconosciuta all’interno di una serie di suggerimenti. La risposta può essere testuale o numerica.
Hot potatoes è un software per la realizzazione di questionario da mettere on-line, non è l’unico strumento per formare i test ma è uno strumento flessibile, semplice ed economico. Esso ci da la possibilità di creare cruciverba, quiz, domande a riempimento, ad ordinamento e a congiunzione. Servono soprattutto per la verifica delle capacità di ricostruire sequenze temporali o casuali.

Durante la lezione abbiamo imparato ad usare JMATCH, JMIX, JCLOZE, JCROSS, e JQUIZ. Abbiamo fatto due esercizi, imparando a fare i quiz con le domande a scelta multipla tramite JMATCH. In seguito abbiamo usato JMIX facendo le domande a riempimento e poi JCLOZE facendo pure gli esercizi e uno doveva essere di matematica.
Le prove di hot potatoes possono essere costruite in una piattaforma da utilizzare in ambito locale. La piattaforma Maestra non è ancora in grado di avere questo programma.
DIDATTICA MULTIMEDIALE A OGGETTI Per noi la didattica sembra un insegnamento modullare, negli anni 60 però non si parlava ancora dell’insegnamento modullare, questo è venuto fuori con evolversi della società. La necessità della formazione è diventata costante, si parla sempre della formazione permanente. È cambiato anche il quadro della formazione. Le aziende hanno scaricato l’obbligo della formazione sulla comunità europea, sulle regioni. JUST IN TIME (solo nel momento giusto) formazione solo quando serve e solo quello che serve. Siamo costretti a ridurre il sapere solo nei blocchi, spendibili in maniera indipendente.
OGGETTO AUTONOMO DI APPRENDIMENTO. (OAA) La differenza tra un oggetto autonomo e no è come tra un episodio e una puntata. Abbiamo visto le difficoltà per creare i test di valutazione in entrata. È molto più facile costruire un test di valutazione in uscita perché sappiamo le competenze. Abbiamo cercato due domande a scelta multipla sui prerequisiti. L’ultima funzionalità di HP serve per creare i cruciverba. Abbiamo fatto i cruciverba sulla cultura francese. Così abbiamo imparato ad usare varie funzioni del programma HOT POTATOES: JCLOZE (creare item a completamento)
JMatch(creare item a corrispondenza)
JQuiz(creare item a scelta multipla; il caso vero falso rientra nella possibilità di sole due scelte multiple)
JCross(creare item centrati sulle parole crociate)
JMix(creare item di riordinamento).

23 gennaio 2007

23/01 21a giornata

La lezione di oggi è stata tenuta dalla docente Roberta Volpato ed è iniziata con una rapida ricapitolazione degli argomenti della volta scorsa: i Materiali da utilizzare per un progetto di formazione a distanza, distinti in materiali presenti in rete e materiali originali (creati da zero), che devono essere modulari, autonomi e soprattutto ben strutturati attraverso un modello sintetico (lezione tradizionale d’aula) e un modello analitico (studio individuale e attività di approfondimento); livelli che insieme costituiscono i cosiddetti OAA (Oggetti Autonomi di Apprendimento). Dopo questa breve “parentesi” si è passati all’argomento del giorno, la “Progettazione” dei corsi on-line.

La PROGETTAZIONE richiede uno studio attento in termini di sforzi e risultati ed è un processo piuttosto complesso che si articola in diverse fasi:
1) definizione degli obiettivi
2) definizione del target
3) valutazione del budget (così da non allontanarsi dalle aspettative del committente)
4) definizione delle modalità di e-learning da adottare
5) individuazione delle forme di comunicazione e collaborazione da attivare
6) scelta della piattaforma
7) eventuale adattamento della piattaforma alle necessità del percorso formativo
8) individuazione dei contenuti
9) organizzazione dei contenuti
10) individuazione degli oggetti multimediali da utilizzare
I punti su cui ci siamo soffermati maggiormente sono stati l’8, il 9 e il 10 relativi ai contenuti.

L’ANALISI DEI BISOGNI
La prima cosa che bisogna fare nella progettazione è l’Analisi dei bisogni formativi.
I bisogni formativi possono essere di due tipi: bisogni oggettivi, che riguardano i committenti e bisogni soggettivi, che si riferiscono ai soggetti cui è destinato l’intervento formativo.
I bisogni oggettivi individuati dalla committenza, non si riducono ad un elenco di compiti che i diversi soggetti presenti nell’organizzazione dovranno essere in grado di svolgere, ma devono riguardare il futuro dell’organizzazione.
L’analisi dei bisogni soggettivi consiste nel definire il pubblico a cui si rivolge l’intervento formativo e nell’analizzare i bisogni dei soggetti che sono realmente coinvolti nell’intervento. Questo tipo di analisi si può effettuare con un questionario o un’intervista.

LO STUDIO DI FATTIBILITA’
Lo studio di fattibilità è un processo di analisi che consente al progettista di definire se l’organizzazione in cui dovrà attuarsi l’intervento formativo presenta le condizioni necessarie allo scopo (investimenti economici adeguati, presenza di un contesto culturale adatto, scelta di contenuti che possono essere efficacemente trasmessi on-line).

MACROPROGETTAZIONE
Dopo aver valutato attentamente i 10 punti della progettazione ed essersi soffermati soprattutto sugli ultimi tre (individuazione dei contenuti, organizzazione dei contenuti e individuazione degli oggetti multimediali), occorre passare alle cosiddette “Fasi Operative”: IDEA, PROGETTAZIONE, REALIZZAZIONE, VALIDAZIONE.
La stesura di un progetto è un passaggio fondamentale nel lavoro di produzione di un multimedia. Essa serve al progettista, al team di lavoro e ancor di più al committente che deve aver subito un’idea del prodotto che verrà realizzato.

IDEA
Partendo da un’idea si devono delineare gli obiettivi del progetto, tenendo in considerazione il target, il tipo di prodotto che si andrà a realizzare, il tipo di fruizione ipotizzata e gli obiettivi formativi e comunicativi prescelti.

PROGETTAZIONE
E’ importante definire una prima struttura dei contenuti. Capire se sono contenuti già esistenti e che necessitano solo di una rielaborazione o se sono da preparare ex novo, se è necessario acquisire immagini, filmati e animazioni, definire la struttura del prodotto e le logiche di navigazione.

REALIZZAZIONE
La fase di realizzazione prevede il passaggio dall’idea al prodotto. Definito il progetto, si passa alla preparazione dei singoli oggetti, testo, immagini, suoni, ecc…

VALIDAZIONE
Questa fase prevede la verifica del raggiungimento degli obiettivi definiti nella fase di analisi.
Vi sono tre metodi utili alla validazione di un’applicazione multimediale:
il controllo concomitante che monitora tutto il processo di realizzazione del progetto, in modo da intervenire qualora se ne presenti la necessità
il controllo consuntivo che si svolge alla fine del progetto e ne valuta la fruibilità e l’efficacia del prodotto.
il controllo a posteriori che valuta i risultati reali conseguiti con l’utilizzo dell’applicazione nei contesti a cui è stata destinata.

MICROPROGETTAZIONE
Quando si progetta un’opera multimediale non si tratta più di progettare un discorso sequenziale, così come si farebbe per un film o un romanzo, ma ci si deve porre un problema fondamentale di “relazione fra le parti”. Si tratta di progettare un labirinto, dove agli utenti è permesso di navigare e “perdersi”.
La prima fase indispensabile è porsi queste tre domande: A chi si comunica? Che cosa si comunica? Come si comunica?
Solo dopo aver risolto questi quesiti si potrà valutare obiettivamente come organizzare i contenuti per comunicare al meglio e realizzare uno strumento formativo efficace.
I progettisti di contenuti debbono inoltre chiedersi se stanno progettando dei contenuti da mettere sul web o in modalità off-line (su CD)

Le opere OFF-LINE sono caratterizzate da una precisa localizzazione fisica dei dati.il supporto fisico è un floppy, un cd o un DVD. Nella maggior parte dei casi, i titoli off-line sono opere “chiuse” che si esauriscono con la consultazione delle pagine esistenti sul supporto.

Le opere ON-LINE (siti internet)si caratterizzano come “aperte” alle modifiche e agli aggiornamenti e questo per l’utente rappresenta un aspetto vantaggioso.

LE GRIGLIE
La progettazione e la produzione dei contenuti on-line sono operazioni che richiedono numerose azioni e la collaborazione e il lavoro di più persone. Per gestire al meglio l’avanzamento della produzione al progettista, che non può ricordarsi tutto, è consigliabile l’utilizzo di alcuni strumenti di supporto, come le griglie.


Le griglie maggiormente utilizzate sono tre:
1) griglie di progettazione del livello sintetico
2) griglie di progettazione del livello analitico
3) griglie di testing

LA STRUTTURA
Quando si progetta un corso è fondamentale stabilire subito quale sarà il tipo di struttura (ossia l’insieme delle aree che costituiscono il multimedia) secondo la quale si articolerà il prodotto. Esistono diversi tipi di struttura tra i quali scegliere:
1) lineare
2) ad albero
3) a griglia
4) reticolare
5) a mappa
Nel primo i contenuti sono organizzati gerarchicamente, ogni documento è collegato al successivo, seguendo un ordine che è stabilito dall’autore e che l’utente-studente non può modificare, riducendo così il suo rischio di “naufragio” durante la navigazione.
Nel secondo le pagine si articolano come rami da un unico tronco e, grazie ai link, l’utente ha la possibilità di passare ad altri sottoramificazioni.
La struttura a griglia è costituita da una struttura orizzontale e verticale ed è sicuramente più adatta per i cataloghi e per conoscenze molto sistematiche.
La struttura a rete è un modello poco organizzato, ogni pagina è collegata a molte altre e quindi dà all’utente una maggiore autonomia di movimento nello spazio virtuale.
La struttura a mappa è invece organizzata in una mappa sensibile al clic del mouse e grazie alla sue suddivisione in aree, l’utente può spostarsi facilmente da un’area ad un’altra.

Stabilita la struttura si passa poi a stabilire l’INTERFACCIA, ossia l’elemento di intermediazione tra l’utente e il prodotto multimediale. Questa può essere di due tipi: EVOCATIVA e DIDASCALICA.
La prima è molto semplice, chiara e viene utilizzata soprattutto quando bisogna spiegare e argomentare, evitando così incomprensioni. La seconda è più adatta ad un utente che non ha paura delle nuove tecnologie, per il quale non tutto deve essere assolutamente scontato e logico.

Si è parlato di navigazione e collegamento tra le parti di un corso on-line, ma queste come avvengono?
L’utente “naviga” all’interno del progetto attraverso i link o hotwork. Questi possono essere di due tipi: TESTUALI (parole, frasi, immagini) e PROCEDURALI ( menu, pulsanti).

Tra gli strumenti utilizzati dal progettista del corso on-line ritroviamo il FLOWCHART.
Il flowchart si utilizza per rappresentare la strutturazione dei contenuti e per annotare su carta le pagine che formeranno il multimedia, a descrivere le relazioni tra le pagine e le possibilità di interazione dell’utente con le pagine del multimedia. Esso può essere disegnato a mano su grandi fogli o con gli strumenti di disegno di Word.
Un altro strumento che deve necessariamente essere utilizzato per la progettazione di un multimedia è lo STORYBOARD. Lo storyboard esprime visivamente ciò che il flowchart esprime gerarchicamente. Esso è il fulcro di un progetto multimediale ed è costituito da una successione di videate, ognuna delle quali rappresenta una situazione.
La realizzazione di un corso on-line richiede la collaborazione e il lavoro di diverse figure professionali, il cosiddetto TEAM. Esso è costituito da:

- un esperto dei contenuti
- un progettista
- un grafico
- un implementatore

Per far realizzare contenuti multimediali occorre una certa strumentazione. Tra gli strumenti utili ritroviamo:
- Processore Pll
- 256 Mb di memoria RAM
- Hard Disk di 40 GB
- Monitor
- Scanner

Nella parte “pratica” ci siamo collegati al sito internet http://www.progettotrio.it/, il portale della Formazione a Distanza della Regione Toscana. Ci siamo registrati come nuovi utenti e abbiamo scelto uno dei corsi attivati, precisamente un corso di Power Point Base, per vedere come è stato strutturato.

Ilenia F.







22 gennaio 2007

22/01 20a giornata

Docente: Italo Losero
RECAP sulla lezione precedente
La lezione odierna inizia con un'utile ricapitolazione dei passaggi che stiamo percorrendo nei lavori sul sito di content management e che ci portano alla costruzione di un corso
on-line (http://server.linkomm.net/amdel):
- 1° step: creazione di una singola pagina
- 2°step: abbiamo a disposizione un raccoglitore con più pagine (e quindi già parliamo di LO
- learning object, costituito da più schermate), creiamo dunque un LO
-3°step: costruiamo un corso (come insieme di più LO)
Non é fondamentale a questo livello l'elevata accuratezza nei contenuti ma l''importante é CAPIRE BENE I MECCANISMI.

Il docenta prosegue poi con IL PROCESSO DI STANDARDIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE IN RETE (vedere la presentazione in powerpoint per riferimenti)

ADL (Advance Distance learning), ente americano che ha creato come abbiamo visto lo standard o meglio detto modello SCORM, ha dunque il compito di creare la standardizzazione.
Il principio é il seguente:
- prendiamo oggetti di contenuto condivisibile in rete (i nostri LO)
- li assembliamo in un server, in tempo reale
- li mandiamo a chi ha bisogno di fare formazione e assistenza

LO SVILUPPO DEGLI STANDARD
Abbiamo precedentemente analizzato l'evoluzione della rete e dunque della comunicazione in rete e della formazione a distanza.
Per gli standard, assistiamo ad un medesimo meccanismo di sviluppo.
Passiamo da un oggetto didattico vincolato al programma che lo crea (PROCEDURALE, oggetto monolitico) ad un oggetto didattico basato su un MODELLO (SCORM sfrutta la potenzialità del WEB, prende oggetti sul WEB e li fa funzionare secondo regole didattiche).
Si parte dai bisogni degli utenti, su cui lavorano i laboratori di R&E (Ricerca e Sviluppo), nascono i primi consorzi di ditte (es: AICC, ARIADNE) che creano le SPECIFICHE TECNICHE, quindi i REFERENCE MODELS (messe insieme tutte le specifiche tecniche arriviamo a distinguere per casi), per poi giungere al livello più alto cioé agli STANDARDS accreditati (rilasciati da organismi ufficiali di standardizzazione). Per es, l'ISO é lo standard più elevato a livello mondiale.
Da ricordare però che esistono anche standards di fatto (l'HTML é uno di questi).
Con SCORM siamo arrivati al livello REFERENCE MODEL (non siamo obbligati ad usarlo ma ci stiamo avvicinando, infatti sarebbe più giusto parlare di LO che sono SCORM COMPLIANT (aderenti al reference model SCORM).
I primi a partire nella creazione degli standards sono quelli di AICC (Associazione di industrie che costruiscono aerei) che creano lo standard AICC.
Dall'AICC partono due direzioni (USA vs EUROPE): ADL da un lato ed il progetto europeo ARIADNE (che diventa poi una fondazione).
Lo standard AICC nasce prima ancora del DUBLIN CORE (metodo per "targare" gli oggetti nato per esigenze di catalogazione bibliografica e che prevede un set minimo di metadati da compilare per definire una risorsa).
Da ADL nasce poi SCORM (la prima versione é del 2001).
Le ditte più grandi creano un consorzio che si chiama IMS (sito di riferimento: http://www.imsproject.org/ mentre per ADLNET http://www.adlnet.org/), con l'obiettivo di ADOTTARE SCORM. Questo a livello americano.A livello europeo, viene studiato LOM metadata (Learning Object metadata).
Tutti questi studi confluiscono poi nel comitato LTSC (Learning Technology Standards Committee) e tutti tendono ad arrivare ad ISO (che dunque rilascerà una standardizzazione OBBLIGATORIA).

PERCHE' UN OGGETTO SIA SCORM deve essere STRUTTURATO così (riferimento: la slide di esemplificazione del docente):
1) "Guscio arancione", che ci dà indicazioni di run-time, fondamentali per il funzionamento
2) "Guscio blu", con i metadati (cioé i descrittori)
3) "Packaging", che indica come unire il tutto (zippiamo tutto quanto, normalmente con pkzip)

AGGREGAZIONE E CREAZIONE DI UN CORSO
In un corso, abbiamo dunque 3 livelli di aggregazione dati: partiamo dagli asset che insieme vanno a costituire un LO e più LO danno un CORSO COMPLETO.

Il modello di contenuti AUTODESK, ad es, sviluppa i corsi su 5 livelli di aggregazione:
- Oggetti di contenuto grezzo (testo, immagine,ecc)
- Oggetti di informazione riutilizzabile (assemblati di oggetti di contenuto grezzo, che costituizione un'informazione riutilizzabile)
- Oggetto di apprendimento (LO): oggetti che contengono 7 +/- oggetti di informazione riutilizzabile
- Lezione (insieme di LO)
- Corso (insieme di lezioni)

Un altro modello é il CISCO (dalla ditta che adotta anch'esso SCORM e poi decide di fare oggetti in un determinato modo).
La versione di SCORM che si utilizza normalmente per fare oggetti é SCORM 1.2 (siamo in realtà già arrivati alla versione 4.0 ma non supportata da una ricerca soddisfacente per poter consertire un utilizzo avanzato).

COME E' FATTO UN LO
Ha un PACKAGE che lo assembla (livello più esterno);
un file manifest (imsmanifest.xml, che é l'intelligenza del sistema);
tutto il resto (risorse fisiche)
Il FILE MAGNIFEST é composto da diverse zone:
- i metadati (i descrittori)
- organizations (la strutture di ciò che c'é)
- resources (risorse, descrive ogni singolo file)
- sub-manifest (serve per eventuali sotto-corsi)

APPLICAZIONE PRATICA
Finita la parte teorica, ci siamo poi addentrati nel lavoro sul sito di content management (x lavorare, http://server.linkomm.net/amdel/?info=gestione) per completare l'elaborazione di un LO sul nostro "animale fantastico" e poi passare alla assegnazione da parte del docente di un contenitore dove inserire più LO e arrivare dunque alla sperimentazione nella costruzione di un CORSO vero e proprio

16/01 18a giornata

Lezione del 16.01.2007

La lezione di oggi è svolta dal Prof. Alessandro Perissinotto, docente di Teorie e Tecniche delle Comunicazioni di Massa presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Torino, nonché giornalista e scrittore. L’argomento riguarda la valutazione e, in particolare, le prove strutturate ed il loro uso nell’E-learning. Le prove strutturate, spesso contestate in termini di efficacia e funzionalità, rappresentano una modalità di valutazione oggettiva e indipendente da fattori discrezionali (relazioni interpersonali o umore, disponibilità e concentrazione del docente) o variabili legate alla situazione (appelli affollati, problemi tecnici).
Questa modalità di valutazione consente sostanzialmente agli studenti di essere messi nella stessa condizione di partenza e di non essere penalizzati da episodi e pre-giudizi. Le prove strutturate non sono utilizzate soltanto per verificare l’apprendimento all’interno di un percorso formativo ma rappresentano una delle modalità di selezione per l’accesso a corsi a numero chiuso o a concorsi per incarichi pubblici o privati. Esiste, quindi, da parte di chi predispone e somministra le prove, una responsabilità verso le persone e la società nel suo complesso soprattutto quando l’esito può determinare le scelte e il futuro delle persone. La scelta di operare con prove strutturate, inoltre, riduce sensibilmente l’arbitrarietà e il conseguente rischio di esposizione a ricorsi da parte di candidati esclusi.
Le prove strutturate nell’e-learning consentono anche di incidere sul ROI (ritorno di investimento) in quanto ogni procedura automatizzata costituisce di per sé una parte che può essere riutilizzata e riproposta (opportunamente adattata). Si può riscontrare l’utilità e l’appropriatezza delle prove strutturate non solo nella valutazione del livello di apprendimento, in itinere o finale, ma anche in una differente concezione dell’intervento formativo che non è solo basato su criteri di risultato, ma in rapporto a criteri di possibilità e potenzialità iniziali.
Per rispondere in modo efficace e oggettivo ai bisogni valutativi, occorre che le prove strutturate siano elaborate con modalità che escludano o riducano al massimo l’eventualità di risposte di tipo nozionistico. La seconda parte dell’intervento ha previsto, come esercizio, l’elaborazione di prove strutturate che tenessero conto delle indicazioni fornite dal Prof. Perissinotto. Le slides relative alle prove strutturate e all’esercizio sono reperibili nella bacheca della piattaforma “Maestra”.

20 gennaio 2007

19/01 19a giornata

Il tutoring online profilo professionale, compiti e competenze. – Professoressa Barbara Bruschi

Quella del tutor online è una figura chiave nella formazione a distanza ed è una figura complessa e sfaccettata, non facile da definire anche a causa dei differenti contesti e-learning in cui si può trovare ad operare.
Carl Rogers, alla fine degli anni ’60, parla di “facilitatore dell’apprendimento” in riferimento alle modalità secondo cui dovrebbe operare un insegnante e questa è chiaramente una visione innovativa in quanto mette al centro dell’apprendimento il discente sostenendo che compito prioritario del docente è di predisporre un clima adatto tra i soggetti che appartengono ad una medesima classe, favorirne la collaborazione e non ultimo stimolare la loro curiosità e desiderio di approfondimento.
Diventa quindi centrale nel processo di apprendimento lo “scaffolding”, una sorta di sostegno umano, tecnico e organizzativo che l’ambiente di apprendimento deve fornire all’allievo.
Come accennato in precedenza non è possibile pensare al tutor online come a una figura univoca, il suo profilo dipende da una molteplicità di fattori ed è per questo che sono state effettuate diverse categorizzazioni di tale figura.
Cominciamo con l’analisi di quella maggiormente nota, ossia quella del Tutor Istruttore.
Si tratta del tutor per antonomasia in quanto è la figura più diffusa nelle realtà formative e i suoi contributi spaziano dal fornire informazioni generali sul corso ai contenuti disciplinari organizzati in forma di slide, schemi, documenti, fino alle indicazioni per orientare il discente nella ricerca di materiali online e alla creazione di strumenti per l’autovalutazione degli studenti. Oltre a questo il tutor Istruttore deve comunque fornire un sostegno agli studenti, deve cioè essere in grado di anticipare le difficoltà, stimolare il lavoro collaborativo e le interazioni. Un’altra figura è quella del Tutor Facilitatore, che opera principalmente sul piano delle interazioni con i discenti. Per ciò che attiene le competenze che devono essere in possesso dal facilitatore, una valida indicazione giunge da Shepherd, il quale ha formulato il seguente elenco:
saper porre agli studenti le domande giuste al momento giusto;
saper osservare cosa fanno gli studenti e saper ascoltare le loro istanze;
saper produrre un feedback veloce e appropriato rispetto alle richieste degli studenti;
saper sostenere l’attività degli studenti sul piano operativo;
saper incoraggiare gli studenti sul piano motivazionale;
saper “monitorare” la situazione per capire se, quando e come intervenire;
oltre a rispondere a richieste specifiche di chiarimento, il Tutor Facilitatore si occupa di garantire il rispetto della netiquette nelle comunicazioni tra gli allievi, di animare la discussione qualora non si riscontri un’adeguata partecipazione ai forum e di far rispettare i tempi nello sviluppo di un'attività in rete. Inoltre tra le sue principali capacità deve esserci quella di saper porre agli studenti le domande giuste al momento giusto.
Infine ecco la figura del Tutor Animatore/Moderatore; non è sempre facile giungere ad una distinzione precisa tra il ruolo del tutor facilitatore e quello del moderatore/animatore in quanto, sul piano pratico, sono molteplici le intersezioni tra le due modalità di intervento. Ciò che distingue in maniera netta le due tipologie di tutorship è essenzialmente la posizione che il tutor assume nella comunità di apprendimento. Mentre nel ruolo di facilitatore il tutor continua a rappresentare una figura emergente, di orientamento rispetto alla conduzione delle attività formative, nel caso del moderatore egli si trova ad essere quasi sullo stesso piano degli altri partecipanti al corso. La centralità del suo ruolo dipenderà dal tipo di didattica attivata nel corso: tanto più essa sarà di stampo collaborativo, tanto più ridotta sarà la funzione del moderatore. Viceversa nel caso in cui il modello formativo adottato sia centrato sulla personalizzazione dell’intervento tanto maggiore sarà il contributo che il tutor sarà chiamato a fornire. Nel primo caso il tutor si occuperà di gestire il “ritmo” del corso, di mantenere alto il livello delle discussioni, ma non tenderà a modificare le strategie di interazione mirate alla produzione di sapere.
Nella realtà lavorativa le figure professionali sopra descritte possono non presentarsi in modo così netto e distinto, ma è possibile, anche per motivi di budget, imbattersi in un unico responsabile che riassume in sé le diverse competenze e funzioni.
La lezione si è chiusa con la presentazione delle “E-tivities” o, secondo la definizione, “attività online per l'apprendimento attivo ed interattivo, motivanti, impegnative e definite da uno scopo, basate sull'interazione tra studente, docente, partecipanti soprattutto mediante comunicazione testuale scritta”; la Professoressa Bruschi si è avvalsa di un documento on-line (http://www.elearningtouch.it/et/modules/risorse/risorsa.php?id=20) per meglio approfondire questo argomento e illustrare il modelo dei 5 steps della Salmon (accesso e motivazione, socializzazione online, scambio di informazioni, costruzione della conoscenza, sviluppo).
Infine la classe è stata divisa in tre gruppi e si è iniziata una esercitazione sotto forma di e-tivities che proseguirà online durante la prossima settimana e che ha come scadenza il prossimo venerdì.

17 gennaio 2007

15/01 17a giornata

L'utilità del modello scorm e la costruzione di Learning Objects

Costruire materiali didattici richiede un costo molto elevato e ciò ha portato alla necessità di inventare un modello di riferimento attraverso il quale essi possano funzionare su diverse piattaforme. SCORM è un modello per la costruzione di materiali didattici condivisibili. La stessa sigla ci chiarisce quanto detto: RM ( REFERENCE MODEL) e SCO ( SHAREBLE CONTENT OBJECT). Quando parliamo di scorm si parla di oggetti didattici di tipo web(veicolabili su internet). I materiali costruiti possono essere erogati da piattaforma (LMS). Una volta che un oggetto è scorm diventa mercato perchè tanti possono acquistarlo. All'interno dei materiali didattici in costruzione si possono stabilire dellle regole che la piattaforma esegue. Scorm non è una garanzia di qualità ma di funzionamento. Quando creiamo un corso diventiamo esperti di formazione che coordinano gli sforzi di più persone : esperti di contenuto ( ci forniscono gli oggetti), gruppo di didattica ( sanno cosa è meglio scegliere didatticamente , come è meglio erogare contenuti. quale percorso scegliere, quale colore ecc. ) gruppo tecnologie ( grafica 2D ecc.). Questi tre gruppi di base coordinati creano corsi di base che vengono messi nel LCMS (CONTENT MANAGMENT SYSTEM) e spetta alla LMS erogarli. Gli oggetti dell'esperto di contenuti vengono trasformati in oggetti didattici e poi divisi in parti. Ognuno di questi learning objects è formato da più schermate ( testo, img, video, animazione). Intorno possiamo costruire un" guscio" arancione che rappresenta un insieme di regole che definiscono come deve fruire questo oggetto ( tali informazioni sono sincrone ovvero funzionano mentre si utilizza il corso). Inoltre mettiamo un "guscio" blu che contiene metadati ovvero informazioni descrittive ( qual'è il titolo, qual'è l'autore ecc.). Il nostro oggetto provvisto di questi due gusci diventa autonomo, cioè si può utilizzare per più corsi. Il filo che unisce tutti gli oggetti è il corso. Il guscio dei metadata richiede che ci siano campi per marcare ed è stato creato LOM (LEARNING OBJECT METADATA) ideato da IEEE dove troviamo una struttura interna fatta di rami che ci riportano ad altri sottorami. Nel guscio arancione troviamo descrittori simili (RTE). Sorge una riflessione : se bisogna scrivere tutti i campi per ogni oggetto che creo il lavoro diventa complesso allora nasce APPLICATION PROFILE dove è stato utilizzato il modello scorm aggiungendo alcune parti importanti per il nostro specifico corso ovvero prendiamo i dati così come sono e li cambiamo per adattarli ala nostra situazione.
Cosa capita quando il materiale didattico viene messo all'interno di una piattaforma? Man mano che l'utente vede le cose vengono segnate sulla piattaforma ( quando ha iniziato, quanti punti ha preso in un test, quando ha finito). Ogni schermata di un singolo learning object può avere un guscio blu e uno arancione. In questo modo posso prendere pezzi di corso e costruire corsi con questi. Il corso non è più un oggetto a sè. Ora parliamo di Learning objects repositories dove esistono 3 livelli:1) Content repository, il deposito dei contenuti e se attorno aggiungo un guscio creo una 2) metadata repository, , la più importante perchè con questa si condivide la descrizione dei contenuti che viene inserita nel server del pc; 3) runtime, contiene informazioni utili per formare le persone. Si parla ancora di un livello più alto (METADATA METAREPOSITORY/LCMSc che raccoglie la metadata repsitory di più server. Per trovare diverse informazioni su scorm andare sul sito ADLNET.ORG.

14 gennaio 2007

Es Page Creator

"Il web 2.0 offre numerosi strumenti per poter svolgere operazioni utili ad un tutor on line e ad un insegnante. Questi strumenti possono essere utilizzati con il vantaggio di non dover installare nessun software sulle proprie macchine. E’ possibile per esempio realizzare in maniera semplice,
rapida ed intuitiva un piccolo sito web e farlo senza dover installare sul pc utilizzato il software per realizzare le pagine web, ed il software per pubblicare il sito, e senza doverci procurare uno spazio sul web. Per fare tutto questo è sufficiente utilizzare uno strumento web 2.0 messo a disposizione da google. Abbiamo pubblicato delle informazioni su questo strumento ed il link per raggiungerlo sul blog didattico didaLLGo (
http://didalgo.blogspot.com) e più precisamente sul post presente all’url
http://didalgo.blogspot.com/2007/01/creare-un-sito-on-line.html"

Inizia così l'esercitazione ESPAGECREATOR che ci porterà ad avere ciascuno alcune pagine web pubblicate. Qui di seguito, man mano che verranno postate come commento a questo post, inseriremo i link alle pagine di ciascuno.
Buon lavoro.


Silvio Grosso Sito di esempio

Cristina Toscano
Vai al suo sito


Giulia Frigerio
Vai al suo sito

Emanuela Di Fazio
Vai al suo sito

Rocchi Andrea
Vai al suo sito

Laura Cozza
Vai al suo sito

Ilenia Frascione
Vai al suo sito

Alessandro Guida
Vai al suo sito

Ilenia Bonomo Vai al suo sito

Sandra Ortega Navas Vai al suo sito

Graziella Scilipoti Vai al suo sito

Monica Romeo Vai al suo sito

Andrea D'andolfo Vai al suo sito

Danuta Dzervayed Vai al suo sito

Maurizio Nada Vai al suo sito

Elisabetta Lotito Vai al suo sito

Anna Maria Leone Vai al suo sito



Grazie per la collaborazione.




12 gennaio 2007

12/01 16a giornata

Nel corso della lezione odierna, la prof.ssa Barbara Bruschi ci ha parlato della VALUTAZIONE: essa rappresenta uno dei processi fondamentali di qualsiasi intervento formativo, sia esso off oppure on line. Nell’ambito della formazione online però, la valutazione assume forme differenti e molto ampie che devono essere note per poter essere impiegate in maniera efficace nelle diverse situazioni didattiche. Non si deve pensare che la valutazione sia quella cui per anni siamo stati tutti soggetti nel periodo scolastico: quando si parla di formazione on line si affronta il discorso da un punto di vista pedagogico, umano, tecnologico ed economico. I principi cui ci si deve attenere, per dare scientificità alla valutazione, avere stabilità e non confonderla con il giudizio, sono essenzialmente tre. Il primo ci dice che gli strumenti di verifica e le attività devono essere congruenti con gli obiettivi di apprendimento e con le abilità richieste allo studente all’interno del percorso formativo; È importante esplicitare subito i propri obiettivi e fare una buona progettazione, legata ai processi formativi in genere, tenendo però sempre ben presente quali sono gli obiettivi da raggiungere, poiché è proprio la scelta degli obiettivi che ha degli effetti sull’intero corso. Attraverso la creazione di un collegamento tra gli obiettivi e la valutazione sarà possibile mantenere coerenza e far sì che la valutazione sia sempre adeguata al percorso seguito dai discenti. Il secondo principio ci dice che la valutazione e la gestione dell’attività didattica dovrebbero costituire componenti dello stesso processo che permettano al discente di ottenere dei feedback rispetto all’attività svolta e di individuare pertanto i progressi ottenuti, di definire la presenza di eventuali lacune e di ristabilire immediatamente gli obiettivi formativi in funzione dei risultati ottenuti; non si deve pensare alla valutazione come ad un atto estremo ma come ad un feedback che consenta di apportare crescita al percorso formativo, al cui centro c’è sempre il discente, il quale ha a disposizione uno strumento validissimo che gli consente di ottenere informazioni utili per modificare il proprio comportamento, per stabilire una strategia e fare una calibratura delle sue attività e dei suoi saperi per raggiungere i propri obiettivi; è utile per capire quanto è lontano o prossimo dal raggiungimento del suo obiettivo: la valutazione è quindi un imput per attivare un altro processo ovvero poter continuare. Il terzo principio dice che le strategie di valutazione e di misurazione dei risultati dovrebbero essere adattabili alle diverse situazioni, alle caratteristiche dei vari soggetti e ai possibili contesti della formazione on-line. Ciò ci dice che, ancora una volta, il criterio da applicare è quello della flessibilità: a seconda del momento o della fase in cui ci troveremo, si valuteranno aspetti diversi, considerando sempre, che cosa si sta valutando e sapendo che la valutazione non è solo quel processo che ci fornisce dei dati ma è soprattutto quel processo che consente di raccogliere le informazioni necessarie per l’intero percorso formativo; essa è un momento fondamentale all’interno di tale processo e pertanto è essa stessa parte del processo formativo: la valutazione è al servizio del discente. Connesse alla valutazione ci sono però alcune criticità. La prima è legata all’ isolamento dello studente ed alla impersonalità della valutazione mediante computer: in alcuni casi trovarsi di fronte ad un calcolatore con un test e con il tempo che scorre può essere molto stressante e di ciò si deve tener conto perché spesso chi studia on line fa più fatica rispetto a chi studia in aula. Un’altra criticità è legata alla mancanza di controllo, da parte del docente, delle condizioni di valutazione ed alle questioni di autenticazione dell’identità dei soggetti valutati: in Italia non si è ancora arrivati al riconoscimento della valutazione on line, non si possono fare ad es. esami universitari a distanza, per cui quando si parla di valutazione a distanza si parla sempre di qualcosa che non ha riconoscimento giuridico. In questi casi, una delle garanzie che si ha a disposizione, è la motivazione del soggetto. Altre criticità riguardano le ineguaglianze, tra gli studenti, nell’accesso alle tecnologie e alle risorse; oppure possono esserci problemi relativi all’impiego delle tecnologie; oppure ancora difficoltà connesse alle competenze tecnologiche sia degli studenti sia dei docenti; può esserci ansietà prodotta dalla valutazione online vissuta come un fattore di svantaggio rispetto alla valutazione in presenza, poiché a volte i soggetti vedono la tecnologia come un ulteriore elemento di difficoltà; un‘altra criticità potrebbe essere l’investimento di tempo, da parte del docente, nella produzione dei test, nella verifica dei punteggi e nell’elaborazione di feedback efficaci; è questo l’unico punto che potrebbe essere chiamato problema, perché tutte queste attività richiedono tempi lunghissimi. Un’ultima criticità potrebbe essere dettata dall’affaticamento fisico dovuto essenzialmente alla lettura a video. Nel corso della lezione si è poi parlato delle decisioni più importanti da prendere durante lo sviluppo dei sistemi di valutazione nella web based instruction. Per prima cosa occorre decidere quali aspetti dell’apprendimento saranno oggetto di valutazione. Possono essere aspetti cognitivi o legati al comportamento oppure aspetti sociali. Nella didattica online le interazioni tra i soggetti sono elemento di valutazione; si presta attenzione a come il discente si muove ed esplicita il suo pensiero. Inoltre egli ha a sua disposizione tutta una serie di strumenti che rappresentano uno scaffolding (attività di sostegno) per il suo lavoro. Si dovrà decidere chi sarà coinvolto nel processo di valutazione: il tutor, i pari o lo studente? I soggetti possono confrontarsi e valutarsi tra loro pertanto potrà esserci anche autovalutazione dei soggetti o valutazione tra pari: la valutazione all’interno del gruppo è nutrimento per lo stesso. Si deciderà se operare valutazioni di tipo formativo o sommativo: è per lo più necessario che la valutazione sia formativa, ovvero che si presenti come una strategia di crescita nel percorso dello studente. Il monitoraggio è la forma più evidente di valutazione formativa. Si valuterà se i giudizi espressi tra pari sono riferiti ad uno standard o definiti attraverso criteri ed in che modo si medierà tra una valutazione molto strutturata ed una di tipo più flessibile: flessibilità e strutturazione tendenzialmente dovrebbero coesistere. Poiché la valutazione è parte integrante del processo formativo, è opportuno che sia calata in un contesto reale che consenta allo studente un approccio concreto. Si deciderà se la valutazione sarà mirata a verificare conoscenze e competenze trasversali oppure sarà di tipo verticale. Un primo momento di valutazione è rappresentato dalla costruzione di test iniziali. L’obiettivo del docente con un test di valutazione è stabilire quali sono le conoscenze ottenute dal discente e cosa manca per completare il suo percorso; serve per fare in modo da avere un riscontro ogni volta che si affronta un argomento nuovo. Il test iniziale è molto importante perché ci consente di calare il soggetto nel processo di apprendimento. Lo stesso dicasi per il test finale con il quale si valuterà quel che lo studente ha appreso e quindi se è stato raggiunto l’obiettivo previsto per quell’oggetto autonomo. Il test deve essere costruito in maniera scientifica, ovvero seguire dei meccanismi di bilanciamento e proporzionalità che danno senso allo stesso. Un test troppo difficile non è discriminante, come non lo è un test molto semplice, quindi la proporzione è sempre molto importante. Oltre al test un altro strumento a disposizione per valutare è il compito, simile a quello che si dà nella didattica in presenza. Con il compito, più libero del test, si dà una consegna che ha delle scadenze ed il cui risultato viene pubblicato sulla piattaforma o con una mail al docente il quale verifica se sono stati acquisiti i princìpi ed osserva la maturità del discente nei confronti dei princìpi stessi: tutte queste informazioni fanno sì che il docente possa monitorare l’intera attività dello studente. Il compito è uno strumento molto flessibile e risponde ad esigenze diverse. Si è poi parlato dell’importanza, nell’ambito della FaD, della valutazione tra pari o peer assessment: attività che coinvolge tutti gli studenti, li impegna nel fornire feedback appropriati e consigli per la soluzione dei problemi individuati. Il peer assessment è spesso associato ad altre forme di valutazione che coinvolgono il gruppo in attività collaborative ed è importante perché rappresenta un momento formativo in un processo metacognitivo di riflessione sulle strategie di apprendimento. Tale attività ha come obiettivo principale stimolare i soggetti allo sviluppo e all’applicazione di quelle abilità e competenze essenzialmente di tipo sociale. L’elemento fondamentale legato al peer assessment è il problem solving: il tutor non deve mai fornire soluzioni ma favorire momenti di collaborazione fra gli studenti. La valutazione scatena meccanismi interessanti perché sui suoi risultati si riesce a scatenare il dibattito. Invece ha senso lavorare sul self assessment quando c’è bisogno di dare al soggetto indicazioni sulle lacune che egli possiede su alcuni argomenti. Può essere interessante il self quando si vuole che il soggetto ragioni sui suoi processi metacognitivi, quando si vuole “imparare ad imparare”. Peer e Self sono strategie molto diverse tra loro, sicuramente il self è molto più utilizzato, ma il funzionamento è garantito solo se c’è un tutor che gestisce i vari processi, convogliando i soggetti verso il raggiungimento di un obiettivo ben preciso. Con l’e-learning anche l’interazione diventa oggetto di valutazione. Rientrano in questa categoria valutativa: Blog, Diari, Web forum, Chat e Log. Il diario è qualcosa di diverso dal blog, un po’ più professionale, è uno strumento basato sulla narrazione, la quale rappresenta l’unica strategia affinché il soggetto possa esprimere o rappresentare una situazione nel modo in cui la vede o la vive. Il senso di ciò è nel diario stesso: poter rileggere, per ricordare, e rendersi conto del cambiamento personale: e cos’è l’apprendimento senza il cambiamento? Il diario consente di tracciare lo stato cognitivo e affettivo del soggetto ed è uno strumento anche per il tutor che può monitorare aspetti che altrimenti non potrebbe fare emergere; lo studente ha invece la possibilità di costruirsi continuamente. Il diario è quindi una forma di monitoraggio usata per il raggiungimento di questi obiettivi. A seconda delle scelte del docente, il diario può essere assolutamente libero, oppure può essere più strutturato, la sua narrazione può essere guidata. La scelta è legata sempre dall’obiettivo prefissato. È opportuno ricordare sempre che l’apprendimento non è solo fatto da processi cognitivi e metacognitivi ma anche da processi affettivi. Anche il Web forum è uno strumento utile per valutare la qualità delle interazioni all’interno dello stesso. Esistono formule algebriche per il monitoraggio del web forum: si costruiscono degli indicatori che, se usati correttamente, sono utili strumenti di crescita. L’analisi dei web forum è un monitoraggio molto interessante, anche da un punto di vista semantico se c’è produzione di sapere. Il blog, invece, può essere chiuso o aperto. Se è chiuso è molto simile al diario. Se è un blog di gruppo o aperto si recuperano le dimensioni del diario, narrazione e confronto, ma cambia per il fatto che il diario parte da una domanda del docente, il blog invece è libero ed il soggetto può inserirvi relativamente quel che vuole. Oggi i blog sono molto utilizzati nell’educazione. La chat è invece molto più difficile da gestire, poiché in essa è tutto molto più immediato perché la sincronia genera meccanismi diversi. Il log, invece, è stato il primo elemento di monitoraggio; può essere uno strumento utile ma ci sono dei limiti: non è detto che tante ore di collegamento corrispondano ad una reale presenza dello studente in rete. In definitiva si può dire che il peso della valutazione nella progettazione di un corso on line è molto alto, bisogna assolutamente pensare di monitorare e valutare, altrimenti si corre il rischio di far diventare la formazione passiva. È fondamentale valutare per poter dire che il processo di formazione si è completato.
Laura

09 gennaio 2007

09/01 15.a giornata

Docente: Silvia Libergoliza.

MENU' DELLA GIORNATA

- PROCESSO - OBIETTIVI

- gettoni per parlare - la competenza sociale:

il problem solving

- frontale - tabella sinottica dei modelli di

cooperative learning

- lavoro di gruppo collaborativo (differenza tra collaborativo e cooperatico) - dai modelli in

presenza ai modelli a distanza

La prima parte della lezione.

GETTONI PER PARLARE

Lo scopo dell'attività era quello di risolvere un problema di logica attraverso un approccio cooperativo strutturato.

Sono stati formati 2 gruppi di quattro persone, ad ogni gruppo sono stati distribuiti 12 gettoni colorati (3 blu, 3 rossi, 3 verdi e 3 arancioni) , ogni membro del gruppo, una volta abbinato ad un colore, prendeva 3 gettoni.

E' stato consegnato il testo del problema dal titolo "seduti attorno ad un tavolo" ed è stato nominato un lettore per ciascun gruppo.

Sono stati consegnati 2 gettoni gialli ad ogni gruppo.

LE REGOLE

Una volta iniziato il gioco per prendere la parola era necessario giocare un gettone. Per "prendere la parola" si intende non solo l'intervento inerente al gioco ma ogni forma di espressione vocale ( es. che ore sono?, ho sete, facciamo una pausa, cosa fai stasera? ecc.).

Chi parlava doveva avere la possibilità di finire il suo discorso e quindi gli atri partecipanti, prima di poter giocare a loro volta un gettone, dovevano aspettare che egli finisse (non erano ammesse interruzioni o sovrapposizioni).

Una volta giocati tutti i gettoni di tutti i partecipanti si riprendevano i gettoni e si iniziava un altro giro, nel caso in cui un giocatore finisse i suoi gettoni molto prima degli altri doveva aspettare pazientemente, senza poter proferire parola, che tutti gli altri finissero i loro (questo è stato il mio caso più volte e non vi dico la fatica!).

Al fine di assicurare che le regole fossero rispettate ad ogni turno veniva incaricato un membro del gruppo ( a rotazione) che aveva la mansione, oltre che di giocatore, anche di controllore. Questi doveva ammonire, con il gettone giallo, i trasgressori i quali, in caso di recidiva compiuta nello stesso giro, come accade nel gioco dell'oca, dovevano saltare il turno successivo, restando in silenzio e aspettando che i giocatori esaurissero i loro gettoni, per poi nuovamente riprendere il gioco. Tutto questo per responsabilizzare il singolo ed il gruppo e per il rispetto delle regole.

Dopo circa un'ora e mezza di gioco, con le forze che venivano ormai a mancare Silvia poneva fine al massacro ponendoci di fronte ad un bivio chiedendoci se volevamo la soluzione subito oppure desideravamo ancora lavorare individualmente a casa per arrivare alla soluzione. Qualche Ulisse d'altri tempi accettava la sfida cercando di raggiungere Itaca senza l'aiuto degli dei, mentre io ed altri compagni di viaggio ci fermavamo sull'isola di Circe esausti e desiderosi di essere dissetati dalla soluzione senza però essere trasformati in maiali.

La seconda parte della lezione

Nella seconda parte della lezione ci siamo soffermati su alcune modalita di apprendimento cooperativo

Learning together (Johnson & Johnson)

Student team (Slavin)

Group investigation (Sharan)

Structural Approach (Kagan)

Complex instruction (Cohen)

Infine sono stati formati due gruppi ed attraverso un'attività collaborativa si è cercato di effettuare una trasposizione dei modelli di cooperative learning da una situazione in presenza ad una a distanza cercando di modellare le strutture esistenti e di renderle efficaci anche su una piattaforma.

08 gennaio 2007

08/01 14.a giornata

Il compito di riprendere il ciclo di lezioni dopo la pausa natalizia è affidato alla docente Roberta Volpato.
L’argomento trattato nella lezione odierna è incentrato su “quali materiali utilizzare” per un progetto di formazione a distanza, distinguendo tra i materiali presenti in rete e i materiali originali.
Il richiamo immediato è all’evoluzione della Formazione a distanza (FAD), distinta in tre generazioni:
1) la prima generazione si caratterizza per l’attenzione principale ai contenuti e per l’utilizzo delle tecnologie legate alla corrispondenza (la posta, la radio e il telefono) a supporto della trasmissione dei materiali, in un’ottica di autoformazione dell’allievo poiché viene meno l’interazione tra docente e allievo.
2) La seconda generazione vede l’impiego di nuovi strumenti di comunicazione, in particolare la televisione, conservando, tuttavia, due aspetti che l’accomunano alla fase precedente: la preoccupazione di coprire le distanze geografiche attraverso una produzione estensiva di materiali didattici; e l’apprendimento individuale dei materiali a causa della limitata interazione tra gli attori coinvolti nel processo formativo.
3) La terza generazione, infine, si distingue per la nascita di una didattica definita di "formazione in Rete”, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie, come internet, e della multimedialità, che permettono un apprendimento di tipo collaborativo basato sull’interazione tra i partecipanti al processo formativo.
In questa fase la Rete viene utilizzata in tre modi diversi:
- la rete come supporto alla didattica per la trasmissione dei contenuti, principalmente con la posta elettronica;
- la rete come contenitore dei contenuti depositati dal docente e scaricati dall’allievo via internet, che attivano meccanismi cognitivi stimolando il processo di ricerca e di selezione dei contenuti in rete;
- la rete come essenza, come ambiente virtuale per l’apprendimento che avviene attraverso una formazione basata sulla collaborazione e sull’interazione dei diversi attori, cioè tra docenti e discenti e tra i discenti stessi, che a loro volta hanno un ruolo attivo nella costruzione del sapere e nello sviluppo dell’apprendimento.
Un esempio pratico è la piattaforma: un edificio scolastico virtuale che richiede un investimento relativo all’acquisto della struttura stessa, alla costruzione del sapere e alle figure del tutor e dei docenti per favorire e potenziare l’interazione tra i discenti.
La formazione di terza generazione è la più costosa poiché sono presenti dei costi fissi.
Dall’osservatorio dell’ANEE (Associazione Nazionale dell'Editoria Elettronica) che osserva ogni anno le tendenze formative, si può dire che alla fine l’e-learning è una catena composta da:
- Servizi: docenti e tutor on line;
- Contenuti
- Tecnologia: es. piattaforma
- Consulenza: consulenti, formatori, progettisti.

Avvalersi di MATERIALI PRESENTI IN RETE, richiede di ragionare su diversi aspetti:
==> Le tipologie di materiali, in particolare tre:
1) Il percorso didattico: è uno strumento elettronico guidato pensato per conoscere o approfondire un argomento utilizzando le diverse possibilità della rete.
2) Il corso on-line: ha lo scopo di sviluppare argomenti e concetti in modo completo; può essere impiegato a copertura dell’intero percorso formativo, con modalità solo a distanza, o a supporto della FAD attraverso una modalità blanded. Il tipi di impiego dipende dal contesto e dalle esigenze.
3) Il modulo didattico: è un prodotto elettronico costruito per produrre, raccogliere materiale riguardo ad un argomento circoscritto attraverso l’uso delle possibilità degli ipertesti in rete.
Il modulo didattico si presenta come una parte integrante di un percorso didattico, entrambi possono rientrare come parti di un corso on-line.
Queste tipologie riguardano un tipo di materiale educativo strutturato ed organizzato. Al contrario, il materiale di approfondimento si presenta destrutturato e analitico utile per esaminare argomenti specifici.
Affinché si verifichi un effettivo reperimento e comprensione delle informazioni rintracciate in rete è importante sviluppare le metacompetenze sulla ricerca nel web. La navigazione, infatti, può avvenire in modo libero e portare a un apprendimento incidentale (incidential learning), ma anche a una dispersione e sovraccarico cognitivo; o preceduta da un’attività di progettazione, che origina un apprendimento basato sia sulla navigazione sia sulla progettazione (learning by exploring). Bisogna porre l’attenzione sugli obiettivi e sugli input.
==> Le risorse didattiche e culturali nella rete, che si distinguono in:
§ risorse/servizi di comunicazione che la rete fornisce permettono alle persone di comunicare a distanza e sono:
- la mailing list: lista di utenti con un indirizzo di posta elettronica a cui vengono inviati dei messaggi da un membro e inoltrati automaticamente agli altri, che possono essere oggetto di discussione;
- la newsletter: è una mail informativa che viene spedita via e-mail dal gestore/proprietario a cadenza prestabilita a chi ne ha fatto esplicita richiesta. L’adesione e la cancellazione sono solitamente gratuite sia per la newsletter sia per la mail list.
Esistono tre tipologie di liste:
1) liste moderate e libere: è presente un moderatore che gestisce le discussioni come arbitro imparziale. Un esempio: http://www.elearningtouch.it
2) liste di contenuto e informative: si intendono di approfondimento di argomenti non trattati o in parte sui siti Web, non di carattere commerciale. Un esempio: http://www.edscuola.it/mailing.html
3) liste unirezionali o aperte: nelle liste unidirezionali gli iscritti non possono comunicare tra di loro, ma ricevere i messaggi da un mittente definito; le liste aperte sono delle aree di discussione dove ciascuno della lista può intervenire. Un esempio: http://www.formare.erikson.it/
- Il Newsgroup: è un gruppo di discussione intorno ad un tema ben definito, con la pubblicazione dei messaggi di chi partecipa su particolari bacheche pubbliche. Ci sono due tipologie: i moderati, per cui la pubblicazione del messaggio è sottoposto a controllo e deve essere approvato; o i non moderati, chiunque può postare senza approvazione.
- La posta elettronica, o e-mail: la comunicazione avviene in tempi ridotti con lo scambio sia di messaggi di testo sia di altro tipo di file.
- Il blog: è l’abbreviazione di weblog (da “web”, la Rete, e “log”, i software che servono per tenere traccia degli accessi a un sito), può essere utilizzato come diario personale, modalità più diffusa in Italia, o per uso informativo; possiede le caratteristiche di accessibilità e di facilità di utilizzo.
Alcuni esempi di siti che permettono di creare un blog:
http://www.splinder.com/
http://www.excite.it/blog
http://blog.tiscali.it/login/
§ Risorse/servizi di documentazione: per reperire informazioni sui libri si possono utilizzare:
- gli opac (on-line public access catalog) cioè cataloghi on-line delle biblioteche accessibili pubblicamente, che indicano la collocazione per il reperimento fisico del libro e possono essere consultati da qualunque pc connesso in rete e anche più cataloghi contemporaneamente.
Alcuni esempi:
http://www.internetculturale.it/ (servizio SBN, Sistema Bibliotecario Nazionale on-line)
http://www.regione.piemonte.it/opac (polo piemontese di SBN)
- Le biblioteche on-line: i documenti sono digitalizzati, disponibili gratuitamente o a pagamento.
Alcuni esempi:
http://www.liberliber.it/
http://www.gutember.org/
- Le banche dati sono dei raccoglitori di informazioni a disposizione del pubblico.
Alcuni esempi:
http://www.cib.unibo.it/
http://www.html.it/
Attenzione! Nell’accedere alla rete internet è importante aver chiara la distinzione dei diversi settori: il Web, o WWW, che è la parte di internet che contiene siti web; le risorse FTP (File Transfer Protocol) che permettono di trasferire e scaricare i file; le mail.
In rete esiste anche il Deep Web, web profondo, costituito da siti accessibili a moduli di ricerca e non disponibili nella attuale forma ai motori di ricerca tradizionali.
I siti possono essere di vari tipi, e a livello macro si può distinguere in: siti di contenuto (commerciali, educativi, personali o collettivi) e siti di ricerca.
==> Gli strumenti di ricerca sono:
§ i motori di ricerca: permettono di cercare all’interno delle pagine web determinati termini. Bisogna fare attenzione ai rischi di dispersione e di sovraccarico cognitivo.
Alcuni esempi:
http://www.google.it/
http://www.altavista.it/
§ Gli indici categoriali: consentono di fare una ricerca per temi all’interno di aree di categorie già strutturate.
Alcuni esempi:
http://www.yahoo.it/
http://www.virgilio.it/
§ I portali: sono un’evoluzione degli indici categoriali, mantengono le categorie offrendo servizi diversi e di ricerca interna attraverso un motore. Si distinguono in generalisti perchè trattano di vari argomenti, e in verticali perché si dedicano ad un unico argomento.
Alcuni esempi:
http://www.jumpy.it/
http://www.kataweb.it/
http://www.far.unito.it/ (verticale)
==> Le modalità e i criteri di selezione.
I criteri di selezione possono considerare le risorse on-line utili nei percorsi formativi per valutarne la loro validità ed efficacia o il rapporto tre le risorse e il contesto. In relazione all’obiettivo possono costituire materiali principali o secondari; riguardo al contesto e all’allievo, i materiali possono essere suddivisi in primo livello, fondamentali per raggiungere l’obiettivo, e di secondo livello, come risorse di approfondimento.
Stilare una griglia valutativa della risorsa permette di facilitarne l’impiego nei percorsi formativi da parte degli attori coinvolti.
Sinteticamente i criteri di selezione sono:
- l’accuratezza;
- l’autorevolezza;
- l’obiettività;
- la competitività;
- l’ampiezza.
==> Le problematiche legali.
Nell’utilizzo delle risorse della Rete bisogna tenere ben presente:
- la legge sulla tutela del diritto d’autore (l. 248/2000), che integra una vecchia normativa. La libertà dell’uso della risorsa è maggiore se gli scopi sono di tipo educativo, rispetto a scopi commerciali.
Si veda: http://www.parlamento.it/leggi/00248l.htm
- Creative commons (CC): creazione di un diritto d’autore su base volontaria fondato sul principio “alcuni diritti riservati”. Le condizioni per applicare una licenza CC sono: l’attribuzione dell’opera all’autore, la non commerciabilità, non opere derivate, la condivisione allo stesso modo.
Si veda: http://www.creativecommons.it/

Qualora, invece, si ricorra all’utilizzo di MATERIALI ORIGINALI, essi devono possedere le caratteristiche di:
==> Modularità.
Nella didattica on-line si ricorre a corsi sempre più modulari, dove la trasmissione delle conoscenze avviene attraverso elementi singoli e facilmente separabili.
==> Sinteticità.
La strutturazione di un percorso formativo prevede che ogni elemento del processo, ad es. una lezione, debba essere progettato e strutturato al fine di collocarsi singolarmente in un contesto più complesso come il corso on-line. La strutturazione del contenuto formativo on-line avviene a due livelli:
- Livello sintetico: il sapere viene trasmesso in rete;
- livello analitico: comprensione della materia in autonomia.
==> Autoconsistenza
E’ l’individuazione e lo sviluppo in un unico momento formativo di un argomento (topic) in modo efficace ed esaustivo.
==> Multimedialità
Gli elementi che caratterizzano un corso on-line sono:
- il testo;
- le immagini;
- l’audio;
- i video;
- le animazioni.
==> Interattività
L’approccio learner-centered: consiste nella personalizzazione del percorso formativo al fine di raggiungere il massimo numero di persone.

Nella parte pratica abbiamo visitato velocemente:
- il portale della FAR, formazione aperta in rete:
http://www.far.unito.it
- la piattaforma Aulamagna della facoltà di scienze dell’educazione in cui l’accesso è in parte diretto, in parte richiede una registrazione precedente.
http://www.sciform-aulamagna.unito.it/moodle/

Ilenia B.

04 gennaio 2007

WIKI natalizio


Anche queste vacanze purtroppo stanno giungendo al termine. La bella notizia è che il giorno 8 ci rivedremo.
Complimenti all'intera classe per come è stato svolto anche questo compito.
Ora non ci resta che commentare quanto svolto. Mi sembra infatti un ottimo spunto per valutare quanto possa essere interessante utilizzare i wiki per approfondire e studiare in maniera collaborativa.
Il risultato del nostro lavoro o meglio dei nostri compiti delle vacanze è presente all'url
http://docs.google.com/View?docid=dg7wk6jk_45cq2nb6
Attendiamo i vostri commenti.

PS Naturalmente il wiki rimane aperto e chi vuole può continuare a migliorare il nostro lavoro...